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Come sarà il 2015 per il Poker Live nei Club?

L’anno della svolta. Lo deve essere e lo sarà in ogni caso!
Post pubblicato il 30 dicembre 2014 – Profilo facebook FIGP 

Nonostante prosegua l’attività istituzionale, ormai dobbiamo smettere di aspettare la politica, i Ministeri o i vari Enti deputati ad emanare o applicare Leggi e direttive in merito al Poker Live. Continueremo a confrontarci con essi, a richiedere instancabilmente che si prendano la responsabilità di mettere la parola fine ad un vuoto normativo che ha ormai superato il paradossale per sfiorare i limiti dell’assurdo ma, proseguiremo per la nostra strada come se l’intervento istituzionale non dovesse mai arrivare.

L’unico cauto ottimismo, è riposto negli organismi sportivi internazionali, in Sport Accord che si è impegnato col proprio Presidente ad appoggiare l’iter di riconoscimento. Il CONI ha già ufficiliazzato nel 2013, il vincolo del riconoscimento internazionale come automatismo a quello nazionale.

Quale svolta ci attende allora nel 2015?
La più importante, la presa di coscienza dell’intero settore che fin quando non saremo noi i primi a fare una netta differenza fra la pratica sportiva del poker e il cash game, non potremo mai uscire dall’angolo, da quell’aura di azzardo con la quale ancora gran parte dell’opinione pubblica ci ricopre.

I primi segnali si sono visti nell’anno appena trascorso:

  • oltre 80 club hanno detto no al cash game, no ai rebuy, no a qualsiasi forma di trasgressione alle precise regole che la Corte di Cassazione, unica Autorità dello Stato a farlo, ha messo nero su bianco diverse volte;
  • decine di migliaia di giocatori hanno frequentato i nostri tornei preferendo la sana attività sportiva alle sirene dell’illegalità conclamata del cash game;
  • per la prima volta una tramissione generalista come ‘Striscia la Notizia‘ ha portato all’attenzione del grande pubblico la differenza fra Poker Sportivo e azzardo.

Il 2015 dev’essere l’anno della lotta al cash game nei circoli, l’anno di una precisa scelta di campo a favore del Poker Sportivo e contro qualsiasi illegalità.

Questa è la vera svolta che deve accomunare tutti, giocatori e club. Una piena presa di coscienza che il gioco cash non è un’attività sportiva e non deve essere praticata nei Club di Poker. Che si giochi online, che si giochi nei Casinò ma che sia lontano anni luce dai nostri Circoli.

FIGP farà la sua parte a tutto campo ma, avendo ancora un movimento molto frammentato e diviso, da sola non potrà di certo fare la differenza. I Club e i giocatori FIGP hanno già fatto la loro scelta, è giunto il momento che il movimento sia riunito sotto la bandiera della legalità e della sportività più che dell’autonomia di lotta intestina col concorrente diretto: più Campionati e Tornei Multisala, meno garantiti ” a chi la spara più grossa” !

Solo uniti nelle scelte potremo creare quel gruppo che consenta di far fronte ai continui e indiscriminati attacchi che il settore subisce. Dobbiamo avere il coraggio di dire che la Pubblica Sicurezza faccia bene a chiudere quei club dove non ci sia lo sport e lo stesso coraggio per difendere ognuno di noi quando percepiamo gli stessi interventi come un abuso.

Se questo non accadrà, la svolta ci sarà lo stesso, invitabile: il Poker Live scivolerà sempre più nella zona grigia dell’azzardo, fino a sparire fagocitato dalle macchine criminali che gestiscono queste attività per i massimi profitti portando alla dissoluzione economica i partecipanti.

L’augurio quindi che faccio a tutti e che il 2015 sia l’anno giusto, l’anno della svolta definitiva verso il Poker Sportivo.

Buon Anno :)

Isidoro Alampi, Presidente Federazione Italiana Gioco Poker

Post pubblicato il 30 dicembre 2014 – Profilo facebook FIGP 

418 COMMENTI

  1. Primo giorno del 2015. In un circolo di poker situato in una delle più grandi città del meridione (credo sia opportuno non specificare di quale città si tratti) si organizza un torneo di poker dal buy-in decisamente accessibile. L’affluenza è tanta, il clima è festoso e allegro, insomma, tutto perfetto. Prima che inizi il torneo, però, la ‘zona privè’ (cosí viene chiamata la sala dove si gioca il cash game) pullula già di giocatori, la variante giocata è il NL100. Il torneo inizia, i bui aumentano, dopo la prima pausa ci sono diversi player out. Il floorman avvisa che nella ‘zona privè’ si sta aprendo un ‘tavolo 50-1′ (testuali parole).
    La frase viene ripetuta nuovamente dopo un’oretta. Durante la seconda pausa mi affaccio nel famoso privè, e vedo i tavoli dove si gioca il ’50-1′ sono tre. Comunque, il torneo permetteva anche il rebuy entro il decimo livello. Vengo eliminato, e mentre vado via ripasso dal privè, e vedo che i tre tavoli citati prima sono ancora aperti.
    Questa è la mia esperienza di qualche ora fa, ma non era la prima volta che entravo in un circolo, ne ho visitati molti, sia al settentrione che al meridione. Volete sapere una cosa? Non ho MAI visto un circolo dove non si giocasse cash game. E io non sono solito frequentare bettole nascoste, sto parlando di circoli conosciuti, pubblicizzati ampiamente su Facebook, frequentati da centinaia di persone.
    A questo punto sorge spontanea una domanda: quando la smetteremo di nasconderci dietro un dito? Quando la smetteremo di negare un’evidenza palese a chiunque, e cioè che il cash game fornisce al circolo un guadagno senza il quale il circolo non potrebbe esistere? Un torneo dal buy-in di 30 euro al quale partecipano 140 persone è un successo, almeno da queste parti. L’incasso complessivo è quindi 4200 euro. Il circolo applica una rake del 20% (già molto alta), quindi trattiene 840 euro. Per mandare avanti un torneo da 140 persone ci vogliono, diciamo, una dozzina di dealer e un floorman. Se anche ipotizzassimo per questo personale un compenso di 40 euro (saremmo quindi nel caso di lavoro nero e fortemente sottopagato, dato che questi dealer lavorano anche più di otto ore), arriveremmo ad avere una spesa per il personale di 520 euro. Al circolo rimarrebbero quindi la ‘bellezza’ di 320 euro. Questi sarebbero i soldi da cui detrarre il sacrosanto stipendio dei gestori della sala, che lavorano in continuazione per gestire il tutto e trovare il modo di rendere piacevole il gioco per gli avventori. E poi c’è naturalmente l’affitto da pagare (molto salato, visto che si tratta di strutture che spesso superano i 500 mq), le bollette, le tasse, il personale del bar, le pulizie, etc.
    Questi sono i numeri, nudi e crudi. Direi quindi di finirla con la favoletta dello ‘sport’ divertente e legale che ti permette di passare una serata in allegria spendendo poche decine di euro e bla bla bla. Senza quelle persone che nei ‘privè’ si mettono davanti poste di 100 euro, e spesso in una serata ne perdono anche 2 o 3, il torneo semplicemente non esisterebbe. È la rake dei tavoli cash che tiene in piedi la baracca, ormai sarebbe ora di ammetterlo. I circoli potrebbero sopravvivere solo di tornei nel caso in cui organizzassero esclusivamente eventi con buy in non inferiore ai 100-150 euro, e questi eventi dovrebbero essere molto frequenti e anche giocati da un buon numero di partecipanti. Ma sappiamo tutti quanti che, nella realtà, i tornei con buy-in di 100 euro si possono organizzare una volta ogni due-tre mesi.
    Nell’articolo vengono citati circoli che hanno detto no al cash game. Mi farebbe piacere sapere dove si trovano, perchè, come ripeto, io non ne ho mai visto uno.

    • Consideriamo i numeri “nudi e crudi” come dici tu, 320€ al giorno ai quali aggiungere eventuali altri servizi come il Bar, senza considerare che spesso in quei circoli ci sono scommesse, slot, ricariche telefoniche, ecc ecc. Ipotizziamo per difetto 600€ al giorno ? Fa circa 18k al mese, sicuro che senza cash non si riescano a pagare le spese ?? L’elenco dei circoli che non fanno cash è in alto a destra, con indirizzi e numeri di telefono.

      • Ciao,
        ti ringrazio per la risposta e per la segnalazione dei circoli associati FIGP (non avevo notato l’elenco).
        Come immaginavo, nessuno dei circoli elencati si trova nelle città in cui sono stato; fortunatamente uno dei circoli affiliati non è troppo distante dalla mia città, quindi finalmente potrò giocare in un circolo FIGP.
        Le mie considerazioni sono dettate forse dal fatto che ho visto molti circoli andare in difficoltà, rimanere indietro con gli affitti ed infine chiudere (magari anche a causa del fatto che la maggior perte di questi si trovavano in regioni economicamente povere che, in questo periodo, stanno sentendo fortemente gli effetti della crisi). Vedremo comunque l’evolversi della situazione, sperando che quest’anno sia veramente quello buono. Voglio complimentarvi con la vostra federazione per il coraggio e la fermezza mostrata nella presa di posizione contro l’illegalità. Marco

        • Grazie per l’appoggio Marco, è veramente gradito. Molti circoli vanno in difficoltà e chiudono perchè sono sovradimensionati rispetto alle reali possibilità del territorio ma, ti posso assicurare, che la maggior parte chiudono dopo aver distrutto i giocatori col cash game. A parte le grandi città che hanno un turnover costante, il 90% dei club è destinato a scomparire proprio per questo motivo.

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